La famiglia Deal, grazie alla sua presenza attiva sui social, ha diviso l’opinione pubblica rivelando una scelta di vita piuttosto insolita per molti: condividere la stessa camera da letto con le loro due figlie, McKenzi di 12 anni e Sarah Grace di 6 anni.
Questa decisione nasce da una tradizione familiare che dura sin dalla nascita della figlia maggiore, con l’obiettivo di mantenere un senso di sicurezza e vicinanza durante la notte.
Brandon e Meagan, i genitori, dormono insieme alla figlia minore in un ampio letto matrimoniale, mentre McKenzi, la figlia maggiore, riposa in un letto singolo posizionato ai piedi del loro.
Questa disposizione notturna, che la famiglia ha condiviso sui social raccogliendo milioni di visualizzazioni, ha suscitato reazioni miste, spingendo la famiglia a condividere le motivazioni dietro questa loro scelta.
Brandon spiega che la pratica è iniziata per necessità quando lui era spesso lontano per lavoro e la figlia maggiore aveva bisogno di sentirsi vicino la madre. Inoltre, l’inserimento dell’apparecchio acustico per McKenzi a soli 3 anni ha rafforzato il loro bisogno di vicinanza fisica per una maggiore sicurezza.
Nonostante McKenzi abbia raggiunto l’adolescenza, la famiglia non ha cambiato la propria disposizione notturna, lasciando aperta la questione su come gestiranno la sistemazione di Sarah Grace in futuro.
Le reazioni online sono state varie, con alcune persone che hanno espresso stupore e disappunto per la mancanza di privacy e indipendenza data alle ragazze, specialmente a McKenzi, che si avvicina all’adolescenza.
Altri, invece, hanno condiviso esperienze personali simili, sostenendo che dormire con i propri figli fino a quando non decidono autonomamente di trasferirsi in una stanza separata può contribuire a un senso di sicurezza e benessere psicologico.
La discussione sollevata dalla famiglia Deal pone l’attenzione sull’importanza del dialogo e della comprensione all’interno della famiglia, mostrando come non esista una regola universale nella gestione della convivenza e del sonno condiviso, ma piuttosto una serie di scelte personali basate sulle esigenze e sulle preferenze di ciascun nucleo familiare.
Il dibattito rimane aperto: è meglio promuovere l’indipendenza e la privacy fin da piccoli o sostenere un ambiente familiare più unito e protettivo per quanto più tempo possibile? La risposta varia da famiglia a famiglia, con ogni nucleo che cerca il miglior equilibrio per il benessere dei suoi membri.